Oggi a FEM focus scientifico e premi per i viticoltori: 18 premi e 13 menzioni d'onore

giovedì 02 dicembre 2021

COMUNICATO STAMPA

Si è svolto oggi alla Fondazione Mach il seminario scientifico e la cerimonia di premiazione della prima valutazione nazionale dei vini da varietà resistenti alle malattie fungine.
L'evento si è svolto alla presenza di un centinaio di partecipanti, tra le cantine partecipanti al concorso e rappresentanti del mondo vitivinicolo nazionale e locale, oltre che in diretta streaming con circa 150 spettatori, di cui tre classi di FEM.
L'evento è stato aperto dal Presidente FEM Mirco Maria Franco Cattani, dall'Assessore Provinciale all'Agricoltura Giulia Zanotelli, dal Presidente del Consorzio per l'Innovazione in Viticoltura Enrico Giovannini e dal Presidente del PIWI International Alexander Morandel.
Sotto la moderazione del Professor Mario Pezzotti, Direttore del Centro di Ricerca e Innovazione, sono intervenuti tre illustri esperti: il Professor Luigi Moio, Presidente dell'Organizzazione Internazionale per la Vigna e il Vino, Attilio Scienza, Professore all'Università degli Studi di Milano, e Fulvio Mattivi, Professore presso l'Università di Trento. Infine sono state spiegate le date del concorso con l'assegnazione dei 18 premi e dei 13 riconoscimenti alle cantine vincitrici. A seguire c'è stata una degustazione dei vini partecipanti.

A questo primo evento nazionale hanno preso parte complessivamente 56 aziende con 95 vini, valutate attentamente da una giuria di esperti qualificati il 18 novembre. I 30 commissari hanno assegnato non solo un punteggio, ma anche parametri descrittivi per i vini di ciascuna delle cinque categorie previste: rosso, bianco, arancio, spumante.
L'obiettivo dell'evento, sostenuto dal Vine Innovation Consortium e dall'associazione internazionale PIWI, era quello di far conoscere le nuove varietà confrontando i vini ottenuti da almeno il 95% della varietà PIWI (Mushroom Resistant).
"La prima mostra nazionale dei vini prodotti da uve PIWI è un altro passo importante della Fondazione Edmund Mach per promuovere i vini resilienti", ha affermato in apertura il presidente di FEM Mirco Maria Franco Cattani. È quindi logico che FEM promuova questo primo evento nazionale, un'attività con uno sviluppo scientifico e colto, in cui sono coinvolti da anni alcuni dei nostri produttori locali più sensibili e appassionati. Il benessere e lo sviluppo armonico del territorio in cui si colloca è quindi la missione che è ancorata nel DNA della Fondazione che nasce e vive per gli agricoltori del Trentino ma è stata punto di riferimento scientifico a livello nazionale e internazionale per decenni Livello è riconosciuto”.
L'assessore Giulia Zanotelli ha affermato che quello di oggi è un momento importante, frutto del lavoro delle FEM, ma anche di chi si occupa di agricoltura trentina. “Stiamo parlando di uve e vini resistenti: questi termini fanno parte della politica del Green Deal e della nuova Pac. Questo dimostra che il Trentino ha saputo anticipare questi problemi puntando su innovazione, ricerca e, soprattutto, miglioramento genetico”. Nel suo intervento l'assessore ha ricordato le personalità Rebo Rigotti, Italo Roncador e il professor Scienza, che hanno dato un forte impulso al miglioramento genetico a San Michele, portato avanti oggi dal Centro Ricerca e Innovazione. "Questo evento è un punto di partenza e dobbiamo impegnarci tutti nella ricerca e nella formazione continua per garantire un futuro alla nostra agricoltura".
A seguire, Enrico Giovannini, Presidente del Consorzio Innovazione Vite, ha spiegato come i viticoltori abbiano cercato negli ultimi anni di raccogliere i segnali e i consigli dei viticoltori e delle cantine per attuare nuove strategie di sviluppo. Erano necessarie innovazioni", ha sottolineato, "per quanto riguarda la resistenza alle più importanti malattie fungine, al fine di ridurre le misure antiparassitarie". Alex Morandell, presidente di PIWI International, ha affermato che un'iniziativa come questa "rinvigorisce e stimola il tema della viticoltura sostenibile". PIWI International vive di questo spirito, dell'impegno delle strutture, dei viticoltori e di tutti coloro che si muovono in questo territorio”.
Il professor Mario Pezzotti, Responsabile del Centro Ricerca e Innovazione, ha moderato il seminario scientifico e ha evidenziato come questa iniziativa promuova il tema della sostenibilità in viticoltura, non più rinviabile nel prossimo futuro. Si tratta di allineare la viticoltura al cambiamento ecologico attraverso l'innovazione genetica derivante da lunghi e costosi programmi di miglioramento genetico”. Marco Stefanini, Responsabile del Dipartimento di Genetica della Vite e Valorizzazione Genetica, ha spiegato i dettagli della rassegna. Lui, Andrea Panichi, coordinatore del dipartimento di istruzione post-secondaria, e Maurizio Bottura, capo dell'unità di viticoltura, in quanto organizzatori di questo evento, hanno ricevuto applausi dal pubblico.
In questa iniziativa hanno avuto un ruolo importante le studentesse FEM, che hanno supportato il comitato durante le fasi di degustazione e aiutato ad allestire i tavoli di degustazione ea preparare il cibo (corso di formazione professionale).

Relazioni scientifiche di tre illustri relatori: Prof. Scienza, Mattivi e Moio

Dopo l'accoglienza, sono seguite tre conferenze scientifiche: “Il meticcio ci salverà, anzi, la viticoltura” di Attilio Scienza dell'Università degli Studi di Milano, “Uguale e diverso: la composizione dei vini da vitigni resistenti ai funghi” di Fulvio Mattivi, docente dell'Università di Trento, “Il futuro del vino nell'era della sostenibilità” di Luigi Moio, presidente dell'Organizzazione internazionale per la vigna e il vino.
Il prof. Attilio Scienza ha spiegato che, in analogia alla revisione dei concetti di “razza umana” da parte dell'antropologia moderna (in particolare per il contributo di Cavalli Sforza, che negli anni Settanta propose l'abolizione del concetto stesso di razza), nuove scoperte sono state realizzate anche in ampelografia portano ad un ripensamento della presunta "purezza" dei vitigni europei rispetto a quelli americani. Recenti ricerche sull'origine del genere Vitis suggeriscono che il punto di partenza per la diffusione di questo genere sia nel Nuovo Mondo, da dove la specie emigrò in Eurasia nel tardo Eocene (circa 40 milioni di anni fa). Da quest'altro punto di vista si potrebbe concludere che non esistono vitigni “A”, cioè vitigni europei, e vitigni “B”, cioè vitigni americani; una conseguenza pratica di ciò è che i nuovi vitigni resistenti possono finalmente essere utilizzati per la produzione di vini DOC.
Il prof. Fulvio Mattivi ha parlato del fatto che la ricerca di vitigni tolleranti risale almeno alla fine del XIX secolo, come soluzione per la fillossera e per alcuni nuovi patogeni provenienti dall'America. A poco a poco è stato possibile selezionare vitigni di qualità. Con l'avvento della protezione chimica delle colture, tuttavia, queste direzioni di ricerca furono quasi completamente abbandonate e negli anni '60 iniziò la demonizzazione degli ibridi tolleranti ai patogeni, che - con le conoscenze odierne - si basava su argomenti inconsistenti. La crescente pressione e resistenza dei patogeni ai pesticidi, i crescenti effetti dei cambiamenti climatici - che mettono in discussione l'esistenza stessa di alcuni vini come li conosciamo oggi - e l'accresciuta consapevolezza ambientale hanno portato molti centri di ricerca a tornare a utilizzare quelli esistenti Focus sulla biodiversità della vite. Le varietà odierne sono il risultato di diverse generazioni di incroci con vitigni europei, per cui è stata raggiunta una grande vicinanza genetica alla Vitis vinifera, tanto che il termine "ibrido" per questi vitigni è oggi superfluo. Questo sviluppo favorisce quindi una viticoltura dolce, legata al clima e al terreno, ma non a scapito della qualità.
Secondo il Prof. Luigi Moio il vino è diventato un vero e proprio bene culturale ed emozionale, frutto di una profonda conoscenza dei fenomeni biologici e biochimici naturali. A causa dell'evidente cambiamento climatico, lo scenario odierno rischia di indebolire la diversità sensoriale dei vini e il loro stretto legame con il concetto di “terroir”. Se promuoviamo il perfetto connubio tra genotipo e ambiente, ovvero coltivando la pianta più adatta al suolo e al clima in cui viene coltivata, il vino che otterremo non sarà solo più "sostenibile" ma anche armonioso in tutto le sue componenti e il suo equilibrio saranno principalmente dovuti alla perfetta combinazione di pianta, suolo e clima; in questo caso si creano le condizioni definite “enologia leggera”, che richiede un minimo di intervento in cantina ed è quindi più che mai rilevante per l'ambiente e la salute del consumatore.

Sul sito troverete gli abstract delle lezioni scientifiche e la graduatoria delle cantine premiate. (in italiano)

Foto e filmati dall'ufficio stampa

Interviste

Giulia Zanotelli, Mario Pezzotti, Luigi Moio, Attilio Scienza, Fulvio Mattivi

Attilio Scienza - Il meticcio ci salverà, o meglio, salverà la viticoltura
Fulvio Mattivi - Uguale e diverso. La composizione dei vini ottenuti da vitigni resistenti ai funghi
Luigi Moio - Il futuro del vino nell'era della sostenibilità
piwi classifica nell'ordine in cui è stato assegnato
- Come accedere alla diretta streaming: https://www.youtube.com/user/fondazionemach